Sono state ricostruite in 3D le strutture vulcaniche che si sono formate e sovrapposte a partire dagli ultimi 220.000 anni e che nel complesso hanno portato alla formazione del grande strato-vulcano del Monte Etna.
Negli ultimi 60.000 anni, cioè con la formazione dei vulcani Ellittico e Mongibello, i
tassi eruttivi hanno raggiunto un valore prossimo a quello dei
vulcani di arco oceanico (come quelli della cintura di fuoco del Pacifico), sebbene l’Etna sia considerato un tipico vulcano intraplacca, tale risultato è in accordo con alcuni recenti studi che hanno mostrato una possibile evoluzione della sorgente magmatica dell’Etna verso un vulcanismo di tipo arco insulare, come ad esempio quello delle Isole Eolie.
Infatti, la porzione di crosta in subduzione, al di sotto del settore calabro-peloritano e del mar Tirreno, ha subito, durante il Pleistocene medio, una lacerazione che ha permesso al
mantello dall’area dell’arco eoliano di fluire verso sud nella regione del Monte Etna.
Nella foto in alto è rappresentato l'assetto geologico attuale che mostra la presenza della finestra astenosferica tra l’area etnea e quella eoliana responsabile della recente contaminazione fra le due sorgenti magmatiche, che in precedenza veniva rappresentato come nella figura a destra.
A metterla a punto un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Osservatorio Etneo (INGV-OE) e dell’Università di Catania-Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali (DSBGA).